Ti presentano qualcuno. La prima volta che lo incontri è in giacca e cravatta, capelli corti e barba rasata, bluetooth alle orecchie. È reduce da un brainstorming, dice, sfidante. Struscia l’indice sul tablet e ti mostra un grafico a barre dalle svettanti colonne variopinte: “Vedi? Abbiamo implementato la mission perché incarni più efficacemente la vision. Dobbiamo essere più performanti, molto più strong, se vogliamo raggiungere il break even entro la deadline stabilita”.
La seconda volta lo incroci per strada: si muove dinoccolato, sembra alticcio, o strafatto. In testa porta un groviglio di dreadlocks raccolte malamente da una fascia arancione. Barba brizzolata e incolta. Ti circonda le spalle con un braccio, lo senti, puzza di fumo dolciastro, ti alita addosso (sì, è proprio strafatto) e dice: “Vieni? Dài, ci devi venire per forza! È un corso di chakra, ti mettono in circolo l’energia vitale, l’energia della mente, l’energia del corpo, tutta l’energia vitale che si sprigiona dalle funzioni del corpo e della mente, allora, ci vieni?”
La terza volta è seduto al tavolino di un bar, curvo sulla tastiera come una testuggine. Indossa jeans sformati, berretto di lana e una t-shirt nera con la scritta Think Geek. Ti lancia un’occhiata incrostata dal sonno, poi abbassa la testa e digita qualcosa. Un’altra occhiata stralunata. “È un casino. Oh, è proprio un bel casino… Java ServerSocket non mi accetta connessioni remote. Forse è il router. Certo, cazzo, dipende dalla configurazione del router!”
Se ti viene da ridere, sappi che questo è ciò che succede a molte aziende quando si lanciano in un’attività di comunicazione senza una solida pianificazione strategica. I canali sono tanti e i messaggi vengono affidati a una quantità di fornitori diversi: c’è chi si occupa di web, chi di social media, chi di comunicazione above e below, chi di ufficio stampa, chi di eventi… Strattonato a destra e sinistra, il povero brand è in preda a una vera e propria crisi di identità: Chi sono? Cosa sto dicendo? Chi mai potrà credermi e fidarsi di me?
Lo strategic planning è la carta d’identità di ogni buona comunicazione.
Quale che sia il mezzo – video, radio, stampa o Internet – devi sempre essere coerente con te stesso. “Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri; del nome d’oggi, domani”. Vitangelo Moscarda è un toccante, profondo personaggio letterario, ma da non prendere assolutamente come modello quando si tratta di marketing.
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Cosa posso fare per te?
Di strategic planning mi occupo contestualmente alla mia attività di copywriting. L’analisi preliminare (trend di mercato, trend di consumo, posizionamento, concorrenza) può essere più o meno estesa a seconda delle necessità del cliente e del budget a disposizione. Strumenti: contenuti disponibili online e/o ricerche di mercato già in possesso dell’azienda. Non sono un istituto di ricerca, dunque non dispongo di dati di prima mano. Non sono neppure un’esperta di marketing operativo e di pianificazione, ma posso contribuire all’interno di un gruppo di lavoro strutturato.